Aprendosi sul suo legame con il materiale letterario da cui è tratto il film, il regista Guillermo del Toro ha dichiarato che la sua tanto attesa trasposizione cinematografica di Frankenstein è profondamente “autobiografica”.
Guillermo del Toro afferma che la sua tanto attesa versione di Frankenstein è profondamente “autobiografica”.
Il regista, 61 anni, ha raccontato di sentire un forte legame tra le proprie esperienze e quelle dell’autrice del romanzo, Mary Shelley, e ha parlato di queste connessioni in occasione della prima britannica del suo nuovo film sui mostri al London Film Festival.
Riflettendo sui parallelismi tra la sua vita e la storia di Shelley, Guillermo ha dichiarato: “Gran parte del film è autobiografico per me… (Shelley, ndr) in pratica ha scritto un’autobiografia della propria anima.”
Ha aggiunto che il suo legame con l’opera di Mary Shelley è sempre andato oltre la semplice ispirazione creativa, definendo il romanzo Frankenstein “la sua Bibbia” e descrivendo l’interpretazione del Mostro di Boris Karloff come una figura “messianica” ai suoi occhi.
Guillermo, regista premio Oscar di film come Il labirinto del fauno e La forma dell’acqua, ha da sempre indicato il romanzo di Mary Shelley del 1818 come una delle sue più grandi fonti d’ispirazione.
Dopo quasi vent’anni di tentativi falliti, la sua versione di Frankenstein è finalmente diventata realtà, prodotta da Netflix.
Il film vede Jacob Elordi nei panni della Creatura e Oscar Isaac in quelli di Victor Frankenstein, con Guillermo che porta sullo schermo il suo inconfondibile stile gotico e la sua intensità emotiva.
Per Guillermo, il romanzo originale di Frankenstein rappresenta allo stesso tempo un’influenza artistica e uno specchio dei suoi temi ricorrenti – l’emarginato, l’incompreso e la ricerca di un senso in un mondo ostile.
Ha aggiunto: “La figura del padre tirannico era molto presente nella vita di Shelley. Suo padre William Godwin non era un grande padre.”
Jacob Elordi ha affermato che la forza emotiva del film deriva dal legame di Guillermo con Mary Shelley.
Ha detto: “Io conosco Mary Shelley attraverso Guillermo, quindi mi importa di lei grazie a lui. Per me è Guillermo come influenza, e come lei lo abbia influenzato – nel modo in cui vede il mondo, la sua sofferenza e il suo dolore. Perché io vedo la Creatura come un’estensione di tutto questo, capisci?”
La fascinazione di Guillermo per il racconto di Mary Shelley risale a decenni fa: i suoi film precedenti hanno spesso esplorato temi simili di mostruosità, bellezza e appartenenza.
Ha iniziato la sua carriera in Messico come truccatore specializzato in effetti speciali, prima di debuttare alla regia con Cronos (1993), un horror-fantasy acclamato dalla critica.
Successivamente, il regista ha ottenuto riconoscimento internazionale con La spina del diavolo (2001), consolidando il suo stile unico che fonde horror gotico, folklore e narrazione sentimentale.
Guillermo del Toro afferma che la sua versione di Frankenstein è profondamente “autobiografica”







